Funerali ed elaborazione del lutto

"Il giorno della sepoltura è un giorno di faccende e di folle, di mani false e vere da stringere, di immediate attenzioni al lutto. Il defunto non sarà realmente morto fino a domani, quando tornerà il silenzio a circondarti".
Antoine de Saint-Exupery
gallucci psicologo torino


In questi giorni dedicati alla commemorazione dei defunti, scrivo qualche riflessione sugli aspetti psicologici dei funerali e del processo di elaborazione del lutto (vedi anche qui e qui).


Occuparsi del funerale è il primo compito che la maggior delle persone in lutto devono affrontare. E si può vivere in modi diversi: in prima persona o delegando qualcuno, alcuni si focalizzano fin dai primi giorni sulla pianificazione e la progettazione, invece per altri il funerale è un ostacolo da superare per potersi dedicare al lutto vero e proprio.

Tempo di decisioni
Ci sono molte decisioni da prendere proprio nel momento in cui magari non ci si sente in grado di decidere nulla (la persona verrà sepolta o cremata? E dove? Il funerale sarà religioso? Quanto costerà la cerimonia funebre? Come sarà? Chi dirà cosa? Chi coinvolgere o cosa includere?)
Così come altri aspetti del lutto, non esistono regole fisse o cose giuste o sbagliate in assoluto: una così ampia gamma di scelte può disorientare, ma alcune domande utili per orientarci meglio possono essere le seguenti:
  • Che scopo ha il funerale?
    è la celebrazione della vita del defunto, un'occasione per ricordarlo e dirgli grazie? Oppure si tratta principalmente di un momento per manifestare la propria tristezza e dolore?
  • A chi si rivolge il funerale?
    è per la persona morta o per amici e parenti addolorati? È una possibilità per salutare il defunto o per consolare i cari per la loro perdita? Chi potrà esserci e come potranno sentirsi i presenti?
  • Quali erano i desideri del defunto?
    ha espresso nette opinioni o ha lasciato qualche disposizione precisa sul funerale che avrebbe voluto o a qualcuno a cui ha partecipato in vita? Che cosa rispecchierebbe meglio il carattere e il modo di essere della persona?

Il contatto fisico
Un'altra questione delicata è quella del contatto fisico col corpo del defunto e cosa significa.
Se non eri presente al momento del decesso, vorrai vedere il corpo? Vorrai che i bambini lo vedano? Alcuni dicono "Non voglio vederlo perchè preferisco ricordarlo da vivo", altri invece "Ho bisogno di vederlo per rendermene davvero conto".
Se si tratta di qualcuno di cui conosci bene il corpo (come un figlio o il partner), potresti sentire il bisogno di toccare o stringere il corpo privo di vita, toccare la pelle e i capelli, le sue forme e sentire il profumo più a lungo possibile.

Nelle società occidentali c'è la tendenza a delegare in modo impersonale la responsabilità di avere a che fare col corpo del defunto alle imprese di pompe funebri. In altre parti del mondo invece la preparazione del deceduto per il funerale è una normale pratica familiare da svolgere tra le mura domestiche: lavarlo, vestirlo, pettinarlo.
Il modo di relazionarsi con il corpo dopo la morte dipende quindi molto dalla propria cultura di appartenenza, ma anche dalle proprie credenze personali. Il corpo è solo una conchiglia vuota e ora la vera essenza della persona è altrove? O il corpo è degno di onore ed è l'ultimo legame fisico rimasto con chi l'ha amato?
Solo tu saprai cosa è opportuno e cosa senti di fare, fai quello che senti ti possa aiutare, niente altro.

Se il corpo non c'è
Ci si può trovare anche nella situazione in cui vedere o toccare il corpo della persona sia impossibile: se sei troppo lontano, se il corpo non è mai stato trovato o identificato (per esempio a causa di disastri naturali, attacchi terroristici o in guerra), se si tratta di un aborto.
Se non c'è un corpo da seppellire, come puoi riuscire a celebrare degnamente la morte? Puoi costruire un rito che possa focalizzare il dolore in modo che il defunto abbia uno spazio, un suo posto, anche simbolico.
Puoi per esempio:
  • piantare un fiore, o un albero
  • scrivere pensieri e memorie su fogli di carta, poi bruciarli e seppellire o spargere le ceneri.

Manifestare il dolore
I funerali sono eventi pubblici: potresti rivedere persone che non incontravi da tempo o vedere persone sconosciute. Se sei un parente del defunto puoi trovarti al centro dell'attenzione, tra condoglianze e abbracci di estranei commossi. I partecipanti possono raccontare storie o esprimere sentimenti sul defunto. Le loro parole (come le lettere e i telegrammi di condoglianze) potrebbero essere opprimenti, ma possono anche essere una fonte di conforto nei giorni tristi che seguono la funzione, anche se è difficile gestire le emozioni degli altri e le proprie.


A seconda del tuo carattere, sensibilità e familiarità a manifestare i sentimenti, potrai voler essere lasciato da solo a piangere, oppure preferire nascondere le emozioni e mantenere una calma apparente. Potrai sentire la responsabilità di bambini e parenti di fronte ai quali vuoi sentirti forte; potresti essere terrorizzato dall'idea di esprimere ed essere sopraffatto dalle emozioni; oppure potresti essere così intorpidito e annebbiato da fare semplicemente il minimo indispensabile.

In ogni caso è giusto e salutare esprimere le proprie emozioni, anche ai funerali.
Cerca di essere te stesso e fai ciò che senti più consono.
Non preoccuparti di quello che gli altri potrebbero pensare.
Se non si risponde a nessun modello in particolare, non preoccuparti: significa che sei "normale", che sei te stesso e reagisci alla tua maniera.

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