Lutto: come andare avanti?

La morte e la fine di un legame caro è un cambiamento importante e doloroso della vita, perchè si deve accettare la realtà che qualcuno di importante non è più con noi.

Si può sentire il bisogno di aggrapparsi a qualche traccia di familiarità, come mantenere (per quanto possibile) i ritmi normali di ogni giorno, la routine precedente la morte.
Scendere dal letto la mattina, andare al lavoro, occuparsi dei bambini o della casa, portare a spasso il cane, mantenere hobby o sport fanno parte del processo di elaborazione del lutto.

Schemi e abitudini quotidiane possono sostenere come impalcature (per non crollare), ma possono anche presentare delle insidie.
Come si fa a capire quando le attività iniziano a diventare iperattività? Come si può distinguere tra l'essere occupati in modo salutare e il distrarsi in modo dannoso?

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Ovviamente non esiste una risposta univoca e giusta per tutti.
L'importante, soprattutto nella prima fase del lutto, quella più delicata, è seguire il principio di pensare prima di tutto a ciò che è meglio per se stessi.

Tornare al lavoro, per esempio, può essere un'utile ancora di salvezza, perchè permette di "staccare" dalla situazione a casa.
Ma c'è anche il rischio di non avere la giusta capacità di concentrazione o di prendere decisioni, o non essere sufficientemente pronti per affrontare impegni, tempi e stress dell'attività lavorativa.
Rientrare troppo presto al lavoro può non dare lo spazio utile a riuscire ad affrontare il momento del lutto, con possibili ricadute negative sul piano emotivo e psicologico, magari a lungo termine.

Le cose che di solito si facevano prima, al confronto, possono sembrare prive di interesse e inutili, l'esistenza quotidiana può apparire piatta vista attraverso le lenti di un lutto.
Come tirare avanti se le faccende e le preoccupazioni quotidiane sembrano insensate alla luce del fatto che un partner, un figlio, un amico o un cane è appena morto?
"Come posso fare queste cose ora che lui/lei non può più? Come posso banalizzare la sua morte, continuando con le occupazioni superficiali della vita di ogni giorno?".

In realtà fare i lavori domestici, coltivare un hobby, frequentare i luoghi di ritrovo conosciuti, fare sport o volontariato possono essere attività dal valore terapeutico.
La routine può aiutare a trovare un senso di ordine e continuità della vita all'interno del caos emotivo nel periodo del lutto.

Nel caso per esempio di bambini che devono affrontare il lutto, è fondamentale mantenere per quanto possibile una parvenza di "normalità" delle attività (scuola, sport, compleanni degli amici...). Perchè la continuità aiuterà i bambini che vivono il lutto a sentirsi più sicuri in un momento imprevisto e spaventoso di fragilità.

Se hai avuto cura di qualcuno malato per lungo tempo, la sua morte potrebbe sconvolgere molti aspetti della routine che caratterizzava le cure (le visite in ospedale, avere a che fare con infermieri e badanti, l'assistenza di notte senza dormire...)

Ti potrai trovare ad assumere incarichi o compiti di cui si occupava il defunto, o che in qualche modo portano avanti un suo impegno, passione, causa.
Se ci sono persone o animali a cui badare, dovrai continuare a farlo.

Potresti anche essere motivato dal fatto che la persona che non c'è più avrebbe voluto che tu continuassi a "funzionare" regolarmente ("Non avrebbe voluto vedermi depresso e infelice ... Avrebbe voluto che finissi quella cosa che stavamo facendo o progettando insieme ...").

L'eredità non è solo materiale, ma anche e soprattutto psicologica, relazionale, affettiva.

Dentro e fuori dal dolore
Le persone in lutto oscillano quindi tra due poli, tra esprimere e controllare le proprie emozioni. Si concentrano in modo alternato sulla perdita e sul ritorno alla normalità.
Continuare ad entrare e uscire dal dolore è normale e fisiologico. E coinvolgersi in compiti e attività che possono darci una breve tregua dalla realtà della perdita, può essere un'utile strategia per affrontare il dolore della situazione.

La morte lascia un vuoto in chi sopravvive, che a volte può persino disorientare il senso che struttura la vita.
Viene la tentazione di riempire quel buco (interno) con vecchie e nuove attività (esterne).

Dopo una morte significativa buttarsi sul lavoro, incontrare persone nuove, dedicarsi a nuovi interessi può essere una buona idea nel breve periodo, ma bisogna avere il coraggio di essere consapevoli e onesti con se stessi chiedendosi perchè lo si sta facendo:
  • Le nuove attività sono prima di tutto una distrazione dalla realtà del lutto? 
  • Tenerti occupato serve solo per evitare la solitudine, una casa vuota, un senso di vuoto? 
  • Sono pronto per assumermi nuove responsabilità e impegni o finirò per sentirmi ancora più sopraffatto?
Tenersi (troppo) occupati potrebbe non essere altro che una difesa, un affaccendarsi e correre ovunque per cercare di evitare la realtà della perdita.
Per non pensare, per non sentire.

Ma è come quando si schiaccia il pulsante "pausa" mentre si guarda un film in dvd.
Le varie attività possono darti una pausa da tristezza, dolore e solitudine, ma presto ti accorgi che non si è andati avanti, e ci si ritrova nello stesso punto dove ci si è fermati.

Prova a darti il tempo e il permesso di soffrire.
Per trovare la tua strada nella "nuova" vita.
E non lasciarti senza opportunità di riflettere.

Cosa ne pensi? Come si può andare avanti nel lutto ritrovando il senso delle attività quotidiane?

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